Qualcosa di disorientante

I turbamenti del commissario Moscovici

Pierre Moscovici è un commissario economico di primissimo livello. Lasciata la sua gioventù trotskista alle spalle divenne uno degli allievi preferiti di Strauss Kahn che lo volle prima agli uffici economici del Psf e poi ministro delle Finanze del governo Ayrault. Grazie alle competenze di cui Moscovici dispone non avrà nemmeno bisogno di leggere il documento economico finanziario che gli presenterà il ministro italiano Padoan. Sono sufficiente i ritagli dei giornali per capire che fa acqua da tutte le parti. Tuttavia Moscovici è il miglior alleato del governo italiano a Bruxelles per ragioni da cui non si può prescindere. Moscovici appartiene allo stesso partito europeo di Renzi, e quel partito ha solo più Renzi come premier fuori dalla Francia. Sarà molto difficile che riesca ad affiancarglisi un altro in Spagna e soprattutto, il governo socialista a Parigi è prossimo ad una sconfitta proverbiale. Non sarà il compagno Moscovici a voler affossare le speranze di tenuta del governo socialista italiano. E’ vero che il Pd potrebbe cacciare Renzi e indicare un uomo politico dello stesso partito di maggior qualità. Purtroppo, quando questo avvenne in Inghilterra, dove il cancelliere dello Scacchiere sostituì Tony Blair, i conservatori vinsero le elezioni per i successivi dieci anni e l’Inghilterra ha finito per lasciare persino l’Unione europea. Moscovici se pensa all’Italia, poi si sogna Grillo e Salvini la notte. Per cui è davvero plausibile che un Def tanto abborracciato passi l’esame di Bruxelles. C’è l’emergenza emigrati ed il terremoto da mettere nel conto e la necessità di valutare il patto con intelligenza. Ciò non toglie il giudizio sulla manovra tale per cui abbiamo visto persino lo scontro sulle stime con l’Ufficio parlamentare di bilancio. Sarà pure che lo scostamento non è rilevante, come dice il ministro Padoan, ma è rilevante che sul giornale di Confindustria si lamenti l’assenza di una politica espansiva del governo, senza averne imboccato una restrittiva. Qualcosa di disorientante. In questo clima, pessimo, si è diffusa la voce che il Capo dello Stato sarebbe riluttante a controfirmare il Def, perché l’assenza di coperture sufficienti lo rende incostituzionale. Un autentico paradosso per il presidente del Consiglio italiano, poter guadagnare l’assenso di un’Europa “senza ambizioni”, come l’ha definita e perdere quello delle principali istituzioni del suo Paese.

Roma, 14 ottobre 2016